BE PARENT

CHE SENSO HA PER UN BAMBINO…

Che senso ha? Mi domando mentre guardo la piccola creatura di poco più di un anno trasportata attraverso il prato da un’automobile giocattolo.

Che senso ha per quel bambino di poco più di un anno, stare immobile, passivo e avvolto in un rumore elettronico mentre avrebbe potuto…. camminare, sperimentare la difficoltà di stare in piedi su una superficie irregolare, destreggiarsi tra le buche, gli avvallamenti e i piccoli ostacoli, sentire il suono degli uccelli del parco, quelli delle foglie secche e di quelle umide e ancora degli aghi sotto i suoi piedi, avrebbe potuto fermarsi su frammenti di mondo e volerli raccogliere tutti, toccare farsi idee sulla materia che da forma ad un bosco e tradurle in sensazioni gradevoli, sgradevoli, riconoscibili, nuove…

Mi domando che sensi può aver sollecitato, in quel bambino, essere in balia di un aggeggio meccanico che calpesta l’erba attraversandola senza curiosità alcuna, producendo un rumore che allontana dall’ambiente e crea una frattura tra il bambino e ciò che incontra, negandogli ogni contatto, relazione perfino con il genitore che lo accompagna.

E mi domando che senso abbia per un genitore organizzare un tempo, con il proprio bambino, che separa ogni possibile interazione, scambio, condivisione su ciò che in quella fase della vita è più importante per un essere in crescita: fare esperienza di un ambiente naturale, condivisa con un adulto sensibile al bambino e ciò che esplora. Quanto avrebbe potuto valere per quel genitore incrociare gli sguardi incantati del figlio sul mondo circostante, un paesaggio ad alto contenuto sensoriale, e quindi interessante per un bambino piccolo;stargli accanto partecipando alle scoperte, incoraggiando e sostenendo le emozioni di stupore, gioia o gli esperimenti di equilibrio e le fatiche di un corpo incerto che desidera avanzare e prendere possesso di un territorio.

Ora senza promuovere atteggiamenti integralisti su ciò che va e non va proposto ai bambini, è importante condividere la domanda che dovrebbe premettere ogni offerta ludica: “perché gliela propongo? Quali tipo di opportunità realizzo?” e allora con onestà a volte si può rispondere: “nessun senso per lui, risponde ad un mio bisogno adulto di gratificazione”.

Diciamocelo, ci sono scelte che di educativo non hanno nulla.

L’educazione intesa come atto di responsabilità adulta, è un agire intenzionale che accompagna i bambini piccoli in esperienze che li fanno sentire meravigliati, curiosi e grati di questo mondo, attivi e propositivi, soggetti di una relazione feconda, dove fare, stare e pensare si caricano di scoperte ed emozioni condivise.

Ci sono scelte necessarie e non differibili, una può essere mettere da parte la macchina elettrica e tornare in quel parco disposti ad incontrare la vita, più e più volte.

Cinzia D’Alessandro

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